Jorge Isaacs "Maria (Italiano)"

Il romanzo è incentrato sulla travagliata relazione d'amore tra due giovani: Efraín, un contadino della regione del Cauca, e María, sua sorella adottiva. Questa storia d'amore si svolge in un luogo bellissimo della Colombia.La storia del romanzo segue María ed Efraín e il loro amore perfetto. Vengono descritti anche i luoghi in cui le cose accadono: la natura del Cauca e l'aspetto della fattoria chiamata El Paraíso. Si creano così tre ambienti, tutti reali ma visti in modo speciale. È come un viaggio in un mondo nostalgico che fa sembrare magici l'amore e i luoghi. La fine della storia cambia il famoso racconto antico del Giardino dell'Eden. In questo caso, significa perdere la casa, la persona amata e il bellissimo paesaggio.Oltre a questa storia principale, ci sono molti racconti che si intrecciano tra loro. Molti riguardano l'amore, come quello di Maria ed Efraim, e si svolgono nello stesso mondo.

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update Дата обновления : 30.08.2023

–No, e il ritardo nel darmi questa buona notizia non lo perdono al Transito.

–Ho detto a Braulio di dirtelo, perchе mio padre pensava che fosse meglio cos?.

–Sono grato di questa scelta come non potete immaginare; ma ? nella speranza che presto mi farete diventare un compagno.

Braulio guard? con molta tenerezza la sua bella sposa e lei, imbarazzata, si affrett? a organizzare il pranzo, portando con sе Lucia.

I miei pasti a casa di Josе non erano pi? come quelli che ho descritto in un'altra occasione: facevo parte della famiglia; e senza alcun apparecchio da tavola, tranne l'unico pezzo di posate che mi veniva sempre dato, ricevevo la mia razione di frisoles, mazamorra, latte e camoscio dalle mani della signora Luisa, seduta nе pi? nе meno di Josе e Braulio, su una panca fatta di radice di guadua. Non senza difficolt? li abituai a trattarmi cos?.

Anni dopo, viaggiando per le montagne del Paese di Giuseppe, vidi, al tramonto, allegri contadini arrivare alla capanna dove ero stato ospitato: dopo aver lodato Dio davanti al venerabile capofamiglia, aspettavano intorno al focolare la cena che la vecchia e affettuosa madre distribuiva: un piatto bastava per ogni coppia di sposi; e i piccoli facevano i grembiulini appoggiati sulle ginocchia dei genitori. E io distolsi lo sguardo da queste scene patriarcali, che mi ricordavano gli ultimi giorni felici della mia giovinezza....

Il pranzo ? stato succulento come al solito, condito da una conversazione che ha rivelato l'impazienza di Braulio e Josе di iniziare la caccia.

Erano circa le dieci quando, con tutti pronti, Lucas carico della carne fredda che Luisa aveva preparato per noi, e dopo le entrate e le uscite di Josе per mettere i cubetti di cabuya e altre cose che aveva dimenticato, siamo partiti.

Eravamo in cinque cacciatori: il mulatto Tiburcio, manovale della Chagra; Lucas, un Neivano di una vicina hacienda; Josе, Braulio e io. Eravamo tutti armati di fucili. Quelli dei primi due erano fucili da caccia, eccellenti, ovviamente, secondo loro. Josе e Braulio portavano anche lance, accuratamente equipaggiate con lance.

Non c'era pi? un cane utile in casa: tutti, a due a due, andarono a ingrossare il gruppo di spedizione, ululando di piacere; e perfino il preferito della cuoca Marta, Piccione, che i conigli temevano per la cecit?, tir? fuori il collo per essere annoverato nel numero degli abili; ma Giuseppe lo liquid? con uno zumba! seguito da qualche umiliante rimprovero.

Luisa e le ragazze erano inquiete, soprattutto Trаnsito, che sapeva che sarebbe stato il suo ragazzo a correre il pericolo maggiore, dato che la sua idoneit? al caso era indiscutibile.

Approfittando di un sentiero stretto e intricato, iniziammo a risalire la riva settentrionale del fiume. Il suo alveo inclinato, se cos? si pu? chiamare il fondo di giungla del burrone, orlato da rupi sulle cui cime crescevano, come sui tetti, felci ricciolute e canne aggrovigliate da rampicanti fioriti, era ostruito a intervalli da enormi pietre, attraverso le quali le correnti sfuggivano in rapide onde, zampilli bianchi e piumaggi capricciosi.

Avevamo percorso poco pi? di mezza lega, quando Josе, fermatosi all'imboccatura di un ampio fosso asciutto, murato da alte pareti rocciose, esamin? alcune ossa malamente rosicchiate sparse sulla sabbia: erano quelle dell'agnello che era stato usato come esca dalla bestia selvatica il giorno prima. Braulio ci precedette, mentre Josе e io ci addentrammo nel fosso. Le tracce si stavano alzando. Braulio, dopo un centinaio di canne di salita, si ferm? e senza guardarci ci fece cenno di fermarci. Ascolt? le voci della giungla, inspir? tutta l'aria che il suo petto poteva contenere, guard? l'alto baldacchino che i cedri, le jiguas e gli yarumos formavano sopra di noi e prosegu? con passi lenti e silenziosi. Dopo un po' si ferm? di nuovo; ripetе l'esame che aveva fatto alla prima stazione; e mostrandoci i graffi sul tronco di un albero che spuntava dal fondo del fosso, disse, dopo un nuovo esame delle tracce: "Questa ? la strada da cui ? uscito: ? noto che ? ben mangiato e ben baquiano". La chamba terminava venti canne pi? avanti con un muro dalla cui sommit? si sapeva, dalla buca scavata ai piedi, che nei giorni di pioggia i torrenti della pedemontana scendevano da l?.

Contro il mio giudizio, cercammo di nuovo la riva del fiume e continuammo a risalirla. Ben presto Braulio trov? le tracce della tigre su una spiaggia, che questa volta arrivavano fino alla riva.

Bisognava accertarsi se la bestia fosse passata da quella parte verso l'altra o se, impedita dalle correnti, gi? molto forti e impetuose, avesse continuato a risalire la riva dove ci trovavamo, cosa pi? probabile.

Braulio, con il fucile puntato sulla schiena, guad? il torrente, legandosi alla vita un rejojo, la cui estremit? Josе teneva per evitare che un passo falso facesse rotolare il ragazzo nell'immediata cascata.

C'? stato un profondo silenzio e abbiamo messo a tacere gli occasionali guaiti impazienti dei cani.

–Qui non c'? traccia", disse Braulio dopo aver esaminato le sabbie e il sottobosco.

Quando si alz? in piedi, girato verso di noi, sulla cima di un dirupo, capimmo dai suoi gesti che ci stava ordinando di stare fermi.

Si ? tolto il fucile dalle spalle, l'ha appoggiato al petto come per sparare alle rocce dietro di noi, si ? sporto leggermente in avanti, fermo e calmo, e ha sparato.

–L?! -grid?, indicando le rupi boscose di cui non riuscivamo a vedere i bordi; e saltando gi? sulla riva, aggiunse:

–La corda tesa! I cani pi? in alto!

I cani sembravano consapevoli di quanto era accaduto: non appena li abbiamo liberati, seguendo l'ordine di Braulio, mentre Josе lo aiutava ad attraversare il fiume, sono scomparsi alla nostra destra attraverso i canneti.

–Tieni duro", grid? ancora Braulio, raggiungendo la riva. -grid? ancora Braulio, guadagnando la riva; e mentre caricava frettolosamente il fucile, vedendomi, aggiunse:

–Tu qui, capo.

I cani erano all'inseguimento della preda, che non doveva avere una via d'uscita facile, dato che i latrati provenivano dallo stesso punto del pendio.

Braulio prese una lancia da Josе, dicendo a entrambi:

–Voi pi? in basso e pi? in alto, per sorvegliare questo passo, perchе la tigre torner? sulle sue tracce se scappa da dove si trova. Tiburcio con te", aggiunse.

E rivolgendosi a Lucas:

–I due girano intorno alla cima della roccia.

Poi, con il suo solito dolce sorriso, ha finito di posizionare con mano ferma un pistone nel camino del fucile:

–? un gattino ed ? gi? ferito.

Nel pronunciare le ultime parole ci siamo dispersi.

Josе, Tiburcio e io ci arrampicammo su una roccia opportunamente posizionata. Tiburcio guardava e riguardava il calcio del suo fucile. Josе era tutto occhi. Da l? potevamo vedere cosa succedeva sulla falesia e potevamo mantenere il passo consigliato, perchе gli alberi sul pendio, benchе robusti, erano rari.

Dei sei cani, due erano gi? fuori combattimento: uno era stato sventrato ai piedi della bestia; l'altro, con le interiora che trasparivano da una costola squarciata, era venuto a cercarci e stava spirando con pietosi mugolii accanto alla pietra che stavamo occupando.

Con la schiena appoggiata a un gruppo di querce, la coda ondeggiante, il dorso irto, gli occhi fiammeggianti e i denti scoperti, la tigre sbuffava raucamente e, quando scuoteva l'enorme testa, le orecchie facevano un rumore simile a quello delle nacchere di legno. Mentre si rotolava su se stessa, tormentata dai cani, che non erano spaventati ma non erano molto in salute, dal fianco sinistro colava sangue, che a volte cercava di leccare, ma senza successo, perchе allora il branco gli stava alle costole con vantaggio.

Braulio e Lucas sono apparsi uscendo dal canneto sulla falesia, ma un po' pi? lontani dalla bestia rispetto a noi. Lucas era livido e le macchie di carati sugli zigomi erano blu turchese.

I cacciatori e la selvaggina formavano un triangolo ed entrambi i gruppi potevano sparare contemporaneamente senza offendersi a vicenda.

–Fuoco tutti insieme! – grid? Josе.

–No, no; i cani! -rispose Braulio; e lasciando il suo compagno da solo, scomparve.

Mi rendevo conto che un colpo generale avrebbe potuto porre fine a tutto; ma era certo che alcuni cani avrebbero ceduto; e la tigre non essendo morta, era facile per lei fare danni trovandoci senza fucili carichi.

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